Capodarso, una bellezza della natura da non perdere

Capodarso, una bellezza della natura da non perdere

CAPODARSO E DINTORNI

Un’escursione su Monte Capodarso
e Valle dell’Imera Meridionale

di Angelo Severino ©
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Guarda il video dell’escursione sul Monte Capodarso, organizzata domenica 23 aprile 2017 dal Sentiero Siculo, coordinato da Filippo Apache Nicolosi.

Capodarso e il Sentiero Siculo

Leggi e guarda il video dell’escursione del 9 aprile 2017
lungo la Via Sacra, sotto la Rupe di Cerere a Enna

Leggi e guarda il video dell’escursione del 26 Marzo 2017
nell’antica necropoli di Montagna di Marzo, nelle vicinanze di Piazza Armerina.

Leggi e guarda il video dell’escursione del 18 marzo 2017
a Rocche di Tornambè, Codata di Volpe, a sud dell’abitato di Pietraperzia (Enna).

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La Riserva Naturale Orientata “Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale” (istituita con decreto regionale del 27 ottobre 1999) è un’area protetta di quasi 1.500 ettari che si estende nel territorio compreso fra Caltanissetta, Enna e Pietraperzia.

«Già negli anni Settanta del secolo scorso – ha denunciato la sezione nissena di Italia Nostra che gestisce la riserva naturalistica – si profilò la necessità di proteggere il corso centrale del fiume dalle speculazioni, dalle cave e dalle cementificazioni di ogni sorta, ma nonostante tutto la vallata venne ugualmente deturpata dalla realizzazione della strada a scorrimento veloce Caltanissetta-Gela».

La riserva custodisce molte specie di uccelli come la garzetta, l’airone cenerino e la marzaiola. Corrono qua e là in libertà il coniglio selvatico, la volpe e la donnola. Ha il suo habitat anche il cosiddetto saettone, un serpente innocuo di 2 metri, e la tartaruga palustre siciliana. La ricca vegetazione comprende un mezzo migliaio di varietà di piante.

Nella riserva sono stati ritrovati reperti archeologici che confermano la presenza dell’uomo sia preistorica sia civilizzata. In tutta l’area si distinguono tantissimi calanchi, ossia i caratteristici solchi formatisi per l’erosione del terreno a causa del dilavamento delle acque su rocce argillose. Nell’area oggi protetta sono state attive, fino agli Sessanta del secolo scorso, diverse miniere di zolfo come quelle di Trabonella, Giumentaro e Giumentarello.
Sulla Strada Statale 122, a valle della riserva, vi è il ponte che porta il nome di Capodarso. Fu costruito nel 1556 sul fiume Salso dal viceré Giovanni de Vega mentre imperava Carlo V ed era il più grande degli antichi ponti in Sicilia tanto da essere conosciuta come “una delle tre meraviglie di Sicilia” che erano un monte, un ponte e un fonte.

Essendo stato inizialmente costruito per il solo passaggio di muli e asini, il ponte si dimostrò in seguito non adatto per il transito di carri. Considerata un’arteria di estrema importanza per le popolazioni dell’entroterra siciliano, nel 1826 furono eseguite le apposite migliorie. Ma fu poi con il decreto del 15 aprile del 1852 che per la provincia di Caltanissetta si diede l’appalto per la costruzione dell’attuale Ponte di Capodarso sul fiume Salso che, ricordiamo, fino a non molto tempo fa era navigabile come attestano alcune cartoline del tempo.
Ponte Capodarso

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