Haarp, sistema di antenne elettromagnetiche

Haarp, sistema di antenne elettromagnetiche

Haarp
Un effetto devastante sul clima?

di Angelo Severino ©
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Angelo Severino ha iniziato a scrivere sulle scie chimiche
a partire dal 2006 su “EnnaOnLine” cartaceo.
L’Ora Siciliana pubblica i pdf originali di quelle inchieste

Leggi anche: Scie chimiche. La morte ci sta cadendo addosso

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“Malgrado le convenzioni esistenti, la ricerca militare si applica attualmente alla manipolazione dell’ambiente come arma, come è il caso ad esempio del sistema HAARP con base in Alaska”. Lo scriveva nel 1999 la Commissione Europea per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa. Poi ci fu il silenzio totale.

Si chiama eco-terrorismo, attraverso il quale si può alterare il clima, provocare terremoti ed eruzioni di vulcani, anche da lontano, utilizzando l’uso di onde elettromagnetiche.  I primi esperimenti che hanno interessato la ionosfera li possiamo datare 1958 con il “Progetto Argus” e 1962 con il “Progetto Starfish” per poi arrivare, anno dopo anno, al 1993 che ha ufficializzato il “Programma Haarp” (High-Frequency Active Auroral Research Program) gestito congiuntamente dall’US Air Force e dall’US Navy ossia dalla Marina Militare e dalle Forze Armate degli Stati Uniti d’America.

L’Haarp, che si trova a Gakona nell’Alaska, è stata progettata per “capire, simulare e controllare i processi della ionosfera che potrebbero alterare le prestazioni dei sistemi di comunicazione e di sorveglianza”. L’Haarp non sarebbe un esperimento isolato ma farebbe parte integrante di un progetto per la costruzione di un laboratorio spaziale gestito dagli Stati Uniti.

Nella seduta del 13 luglio 1995 il presidente del Parlamento Europeo comunicò di aver trasmesso all’apposita commissione la proposta di risoluzione dell’on. Rehn Rouva sull’uso potenziale delle risorse di carattere militare per le strategie ambientali. Il successivo progetto di relazione venne esaminato in diverse riunioni svoltesi nel 1998 dalla Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa nonché dalla sottocommissione per la sicurezza e il disarmo.

La relazione finale fu depositata il 14 gennaio 1999, a quasi quattro anni da quando fu proposta. Nella risoluzione si faceva notare che, malgrado esistessero delle convenzioni internazionali, tuttavia si stavano sperimentando nuove strategie militari con la messa a punto di armamenti impropriamente definiti “non letali” com’è il caso, ad esempio, del sistema Haarp con base in Alaska che prevede la manipolazione dell’ambiente come arma.

Il 5 febbraio 1998 la sottocommissione sicurezza e disarmo del Parlamento Europeo ha organizzato un’audizione pubblica sullo Haarp e sulle cosiddette armi non letali. Quello che segue si basa su quell’audizione.

Nuove strategie di armamento

Le cosiddette armi non letali non sono un nuovo tipo di armi, ma esistono ormai da molti anni sotto forma, ad esempio, di idranti per disperdere dimostranti, proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Oggi sono però state messe a punto tecniche ben più avanzate che, sebbene possano provocare notevoli danni e persino l’invalidità o la morte, vengono chiamate non letali. Sono state messe a punto tecnologie in grado di agire sia contro le cose che contro la persona.

Un esempio sono le armi acustiche che, producendo suoni molto bassi, i cosiddetti infrasuoni, possono confondere e disorientare e quindi neutralizzare il nemico. Altri esempi sono gli schiumogeni a base di colla e i laser accecanti. I coloranti chimici immessi nell’acqua possono nuocere sia all’agricoltura sia alla popolazione.

Con l’aiuto di raggi elettromagnetici si possono mettere fuori funzione i sistemi informatici, di navigazione e di comunicazione del nemico. Le cosiddette armi non letali possono essere impiegate anche contro le infrastrutture e le autorità di uno Stato, mettendo fuori uso la rete ferroviaria o creando il caos nel mondo finanziario di un paese. Il comune denominatore di queste armi è che sono progettate per ritardare, ostacolare e battere un potenziale nemico a “livello strategico”.

Il fatto che tutti questi vari tipi di armi rientrino nella denominazione comune di “non letale” è gravemente fuorviante e ingannevole. La denominazione “non letale” punta a far passare queste armi per più umane rispetto alle armi convenzionali, dimenticando che armi “umane” non esistono. L’impiego di ogni tipo di armi comporta il pericolo di danni o di morte, che è poi l’obiettivo stesso delle armi. Le cosiddette armi non letali vengono solitamente utilizzate in una fase precoce del conflitto, ma possono anche essere loro stesse a scatenarlo.

Uccidere senza far soffrire

Il ricorso alla violenza da parte di soldati e forze di polizia potrebbe aumentare per il fatto che queste armi vengono presentate come meno pericolose. Il rischio incombente è che queste armi abbassino la soglia del ricorso alla violenza per risolvere i conflitti. L’idea sarebbe quella di neutralizzare il nemico senza lunghe sofferenze e senza esito letale, ma in qual modo e contro chi le cosiddette armi non letali vengono impiegate è un aspetto importante per capire quali sono le loro conseguenze, dal momento che un’arma in grado di neutralizzare un soldato potrebbe ferire o addirittura uccidere un bambino o un anziano.

Altri fattori che concorrono a determinare gli effetti di un’arma sono la distanza da cui si spara e la quantità di colpi esplosi. A mo’ di raffronto si pensi che le armi convenzionali comportano “soltanto” un tasso di mortalità del 25%. Le cosiddette armi non letali vengono impiegate come efficace strumento nelle guerre moderne, o da sole o a integrazione delle armi convenzionali.

Nella guerra del Golfo, per mettere fuori uso la rete energetica dell’Iraq, gli Stati Uniti impiegarono, ad esempio, armi basate sulle frequenze radio, anche senza conoscerne gli effetti sull’uomo. È per questo che le cosiddette armi non letali non vanno considerate come categoria a sé stante ma vanno viste come una componente di un sistema micidiale.

Lo sviluppo delle cosiddette armi non letali aumenta la gamma di opzioni di cui avvalersi in caso di guerra. Il risultato è un maggior dispiegamento di forze e non il contrario. Le cosiddette armi non letali non sono mai all’origine di conflitti non letali. Di pari passo con lo sviluppo di sempre più diversificati tipi di cosiddette armi non letali aumenta l’interesse, da parte delle forze armate, delle forze di polizia e del mondo politico, a sperimentare il modo in cui funzionano.

Misteriosamente “Haarp”

Il sistema Haarp (High Frequency ActiveAuroral Research Project), ossia il programma di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza, sarebbe incluso nella lista delle armi non letali. Nella relazione del 14 gennaio 1999 ci fu, tra l’altro, un’accusa ben precisa contro l’Amministrazione degli Stati Uniti che non aveva inviato un rappresentante per dimostrare, nel corso delle riunioni della competente Commissione Europea, che non vi erano rischi per l’ambiente e per la salute pubblica collegati al programma di ricerca americano.

Il deputato europeo Spencer nella seduta del 27 gennaio 1999 affermò che «gli esperimenti sull’elettromagnetismo polare, avendo studiato l’argomento in maniera approfondita, sono potenzialmente assai pericolosi e addirittura catastrofici». Poi, nel Parlamento Europeo si proibì di parlare di Haarp.

Scarica l’articolo orginale su “EnnaOnLine” di Aprile 2007

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