Pasquasia è idonea per le scorie nucleari

Pasquasia è idonea per le scorie nucleari

Pasquasia – Parte 2

Sottoposta a duri test, li ha superati tutti
ed è stata dichiarata idonea ad accogliere
anche le scorie nucleari ad alta radioattività
di Angelo Severino ©
da L’Ora Siciliana (Dicembre 2007)
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Fra i sette siti europei sottoposti al duro test era compreso, come abbiamo visto (Pasquasia, crimine di Stato), anche quello ennese di Pasquasia, l’unico di questa portata presente in Italia.

A ribadirlo, e ad ammetterlo ancora una volta, dopo quello di Washington, è un altro importante e significativo documento ufficiale europeo dove venivano elencati i quattro (e non più i sette) laboratori rimasti funzionanti e predisposti a deposito finale per i rifiuti radioattivi anche di terza categoria, cioè di quelle scorie nucleari ad altissimo livello, le famigerate HLW (High Level Waste) la cui radioattività perdura per migliaia di anni.

E, ancora una volta, fra i quattro siti abilitati, ritroviamo l’ex miniera di Pasquasia che, avendo superato in modo perfetto (per la sua caratteristica conformazione geologica) tutti i test realizzati, è stata dichiarata perfettamente idonea ad accogliere, a partire dal 2010, nel suo sottosuolo, oltre alle scorie nucleari europee di bassa e media intensità, anche le HLW ad alta attività radioattiva.

Di fatto, l’ex miniera ennese ha completato tutte le scuole, come si suol dire, iniziando dall’asilo fino all’università, superando brillantemente sempre ogni esame, anche il più difficile.

🟫 L’Enea strizza l’occhio a Pasquasia
🟫 Cosa Nostra entra nella miniera

La miniera, prima della sua definitiva chiusura (ufficialmente il 27 luglio 1992), prima ancora di diventare deposito finale di scorie nucleari, sarebbe stata ricettacolo per loschi affari delle famiglie mafiose e luogo ideale per occultare armi o far sparire avversari scomodi e dove sarebbero state seppellite illecitamente rifiuti tossici di varia natura.

Il 21 aprile del 1982 si era affiliato nella famiglia mafiosa di San Cataldo un certo Leonardo Messina, detto “Narduzzu”, il quale a Pasquasia operava come sondatore e caposquadra dell’Idrofond di San Cataldo e che per questa sua professione era accreditato come una fra le persone più esperte del sottosuolo della miniera.

Al comune di Enna nel frattempo sarebbe arrivata, ma questa circostanza non è mai stata dimostrata, una richiesta da parte di generici “apparati dello Stato” i quali chiedevano di potere utilizzare un tunnel di Pasquasia come deposito di materiale di provenienza militare.

Fu a partire dal 1984 che avrebbero anche avuto inizio i così tanti chiacchierati rapporti fra Leonardo Messina e personaggi del Sisde. È stato sempre in quel periodo che la Cooperativa a r.l. “CO. P. e L. Pietrina” di Liborio Miccichè e altre ditte di uomini di Cosa Nostra hanno cominciato ad accaparrarsi redditizi appalti di lavoro all’interno della miniera.

«Tutti i giorni – racconterà ai giudici Leonardo Messina – mi incontravo alla mensa con i tanti uomini d’onore che lavoravano a Pasquasia, oppure andavamo a fare colazione a Barrafranca o a Pietraperzia».

Questi sono però anche gli anni durante i quali l’Enea ed esperti internazionali di energia atomica cominciarono a interessarsi della miniera di Pasquasia poiché, per la particolare natura argillosa del suo sottosuolo, si prestava a uno studio scientifico al fine di stabilire una possibile sistemazione definitiva delle scorie nucleari europee.

Tutte le cave dell’Isola appartengono al demanio siciliano e la loro attività estrattiva è controllata dalla stessa Regione e dal corpo regionale delle miniere. Tuttavia, nel 1980 la gestione dei giacimenti siciliani di sali alcalini e di salgemma fu affidata dalla Regione all’Italkali, una società appositamente costituita e partecipata per il 51% dall’Ente Minerario Siciliano e per il 49% da privati, fra i quali si impose l’avv. Francesco Morgante che con il suo 24% rappresentava la Società Minco Srl.

Alla fine degli anni ‘80, la società Italkali, nel frattempo controllata totalmente dall’avv. Morgante, decise unitariamente di non estrarre più i sali potassici ma di interessarsi soltanto al salgemma. Dal 1980 al 1991 la società Italkali ha fatturato 1.721 miliardi di lire con utili di quasi due miliardi di lire annue.

Una storia iniziata nel gennaio del 1959 quando l’Assessorato regionale all’Industria rilascia, per la durata di trent’anni, alla Società Trinacria di Palermo la concessione per lo sfruttamento della miniera. A nove anni esatti, nel gennaio 1968, con decreto assessoriale, la concessione viene poi trasferita all’Ispea di Palermo.

Miniera Pasquasia - Scorie nucleari

🟫 La miniera non conosce crisi
🟫 L’imbroglio dell’Enea

E, a sua volta, l’Ispea nel 1980 affitta all’Italkali l’intera struttura di Pasquasia costituita da un pacchetto che va dalla concessione mineraria, ai terreni, ai fabbricati, agli impianti e ai macchinari. Nel 1983 il materiale estratto è di 637 tonnellate e di 911 nell’anno successivo.

Arriviamo nel 1984 quando la Geoana-lysis di Torino, su incarico della stessa Italkali, presenta uno studio delle strutture di sostegno della galleria trasversale per l’installazione del laboratorio sperimentale dell’Enea all’interno della miniera che, nel frattempo, arriva a produrre più di un milione di tonnellate di sale.

Comunque, il giorno considerato determinante per il futuro di Pasquasia è il 12 febbraio 1986, quando l’Assessorato regionale all’Industria autorizza l’Italkali, per un periodo non inferiore ai cinque anni, a realizzare nella miniera un tunnel sperimentale in base a un accordo di ricerca scientifica con l’Enea la quale, per quei lavori, consegna all’Italkali un compenso di cinque miliardi di lire.

L’imbroglio sta proprio qua perché l’Enea, per avere l’autorizzazione necessaria a eseguire i lavori, fa intendere che l’esecuzione del tronco di galleria sarebbe servito a uno studio di approfondimento sulle formazioni argillose italiane. Ma, dopo appena un anno, la verità viene a galla.

Alla Regione Siciliana arrivano le prime indiscrezioni sul fatto che l’Enea, in gran segreto, stia lavorando (al contrario di quanto sostenuto) per verificare se esistano le condizioni per un eventuale utilizzo del sottosuolo di Pasquasia a deposito di sostanze radioattive. Appurato che effettivamente le ricerche sono finalizzate a quest’ultimo scopo, l’Assessorato regionale il 28 marzo 1987 revoca in modo definitivo l’autorizzazione.

E il sindaco di Enna fa di più. Con una ordinanza comunale fa sigillare la galleria degli esperimenti onde evitare che si continuasse di nascosto. L’Enea è così costretta ad ammettere che è vera l’ipotesi di realizzare a Pasquasia un laboratorio ingegneristico sperimentale per il deposito di scorie anche ad alta attività.

Fine della discussione? No. Anzi. Perché, come disse il responsabile dell’ufficio centrale dell’Enea «da qualche parte queste scorie dovranno essere sistemate». Infatti, da quel momento, si decise di adottare una strategia diversa come quella, ad esempio, di far chiudere la miniera e lavorare in gran segreto. Bastarono quei pochi mesi di ricerca sotterranea per far capire che le viscere di Pasquasia hanno tutte le carte in regola per accogliere ogni tipo di scorie nucleari.

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Sommario:

  • INTERVISTA IN ESCLUSIVA ALL’ON. UGO GRIMALDI che nel 1997 era Assessore al Territorio e Ambiente alla Regione Siciliana.
  • SOTTOPOSTA A DURI TEST, PASQUASIA LI HA SUPERATI TUTTI. Dichiarata idonea ad accogliere anche le scorie nucleari ad alta radioattività.
  • LA PAROLA D’ORDINE FU CHIUDERE PASQUASIA. Ecco come si consegnò la miniera agli esperti nucleari.
  • PASQUASIA DIECI E LODE! L’ex miniera ennese è stata scelta e “premiata” per la particolare formazione geologica del suo interno.
  • Quando il tacere diventa una colpa e il parlarne diventa un obbligo.
  • CONVIVERE CON LE SCORIE NUCLEARI. Oltre il danno anche la beffa.
  • «CI BATTEREMO PERCHE’ ENNA NON SIA UNA PATTUMIERA». Intervista a Pippo Scianò.

 

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La verità sulla Torre ottagonale di Enna

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