Trinacria. Perché fu rimossa dall’Ars e da chi?

Trinacria. Perché fu rimossa dall’Ars e da chi?

Trinacria

Fu rimossa dall’Assemblea Regionale Siciliana
per far posto a un geroglifico

di Angelo Severino ©
[ Pubblicato su “L’Ora Siciliana” cartaceo di Aprile 2008 ]
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Nel 1860 fu il nizzardo Giuseppe Garibaldi che, in qualità di “mosca cocchiera” di una congiura internazionale, con il pretesto di favorire l’unità d’Italia (leggi: ingrandimento del Regno Sabaudo), ridusse in colonia la Sicilia. Oggi, i novelli garibaldini sono coloro i quali si proclamano autonomisti ma che in realtà governano e controllano, in nome degli interessi dello Stato centralista, dei partiti e dei gruppi di potere continentali, la nostra Terra remando, di fatto, contro gli interessi e i diritti del Popolo Siciliano. E contro la rinascita della Nazione Siciliana. Con l’aggravante che i novelli garibaldini sono nati in Sicilia e non a Nizza!

Il 14 giugno 2007 l’Assemblea Regionale Siciliana celebrava, alla presenza del capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, i sessant’anni dalla prima seduta del moderno Parlamento Siciliano. Fu in quell’occasione che il presidente dell’ARS, Gianfranco Miccichè, manifestò ancora una volta tutta la sua grave carenza di sicilianità, malcelata da disquisizioni verbose su un autonomismo “sui generis”.

Volle quindi fare un regalo a Napolitano mostrandogli il nuovo logo dell’Assemblea Regionale Siciliana che era andato a sostituire quello con la Trinacria che, più e meglio di ogni altro, ha rappresentato per millenni e rappresenta tutt’oggi l’identità, anche culturale, del Popolo Siciliano.

Il nuovo segno grafico identificativo dell’ARS, disegnato da Pierluigi Cerri, era stato ispirato da una raffigurazione a spirale che si trova sull’impugnatura di un vaso neolitico rinvenuto nei pressi di Paternò e conservato nel Museo Archeologico di Siracusa. Secondo il pensiero di Miccichè questa specie di geroglifico sarebbe «l’emblema di appartenenza a una cultura con propri contenuti, linguaggi e obiettivi, un segno elementare raccolto da un passato remoto e generatore di identità» che stabilirebbe addirittura «una relazione con le testimonianze e le tracce culturali presenti sul nostro territorio».

Questo ragionamento potrebbe essere valido soltanto nell’ipotesi in cui in Sicilia, sia al Museo di Siracusa sia in altri siti archeologici, non esistessero migliaia e migliaia di altre testimonianze culturali e rappresentative della civiltà e dell’identità del Popolo Siciliano (mentre, notoriamente, esistono).

Il fatto di avere eliminato l’antica immortale immagine della Trinacria dal logo dell’ARS è semplicemente vergognoso e ci fa sospettare che la nostra classe politica soffra di un complesso d’inferiorità coloniale. E ciò la indurrebbe a cancellare i “segni” dell’identità siciliana. Cosa, questa, che si evince anche dall’infelice e inesatta denominazione dell’antico Palazzo Reale che viene definito, in maniera per altro oltraggiosa, Palazzo dei Normanni.

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Ed ecco come andarono le cose e come la Trinacria sparì

In occasione della sua visita a Palermo per le celebrazioni del sessantesimo anniversario della prima assemblea a Sala d’Ercole, Napolitano fu accolto tra prolungati applausi e al grido di «Viva la Repubblica». Miccichè, davanti al capo di Stato italiano,  fece anche una figura che si commenta da sé, affermando, visibilmente emozionato, che «la nascita dello Statuto fu allora la risposta politica alle minacce del separatismo». Bravissimo!

Napolitano, ringraziando, spiegò, in un giro ingarbugliato di parole, come l’Autonomia fosse stata un omaggio della Repubblica italiana alla Sicilia. Cosa non vera perché, lo sanno anche le pietre, lo Statuto Speciale d’Autonomia fu emanato nel 1946, al termine di una trattativa fra i rappresentanti dello Stato italiano e i rappresentanti del Popolo Siciliano in armi. Un “pactum”, dunque.

Lo Statuto Siciliano non ci è stato, pertanto, regalato da chicchessia ma fu conquistato a caro prezzo, anche con spargimento di sangue siciliano. Da queste vicende emergono, quindi, l’origine pattizia e la specialità dello Statuto Siciliano. Quest’ultimo è oggi calpestato e tradito da una classe politica, qui dominante, che è anche espressione di una drammatica condizione di colonialismo culturale e morale.

Fortemente critica fu, dunque, la posizione del Fronte Nazionale Siciliano-Sicilia Indipendente e del suo segretario politico Giuseppe Scianò: «Questi signori che hanno voluto eliminare la Trinacria confessano, seppure inconsciamente, di non riconoscersi affatto nella storia gloriosa e negli eventi che hanno caratterizzato da sempre la Sicilia, che anche Omero chiamava Trinacria. Con la conseguenza, fra le altre, di discreditare e immiserire la loro stessa immagine e quella di tutto ciò che dicono di voler rappresentare a livello istituzionale, anche in campo internazionale».

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La Trinacria è l’espressione del Popolo Siciliano

Ricordiamo che la Trinacria è un simbolo che fu comune al mondo mediterraneo fin dalla notte dei tempi. La civiltà ellenica, però, lo usò maggiormente e le città greche lo adottarono in più circostanze. La Sicilia lo fece proprio. Rappresenta, verosimilmente, il carro del Sole e lo svolgersi delle stagioni. Oggi possiamo confermare, grazie anche a specifici riscontri archeologici, che la Trinacria, come simbolo di identità siciliana, fu voluta sin dal VII e VI secolo a.C. dal Popolo Siciliano. Lo stesso Popolo Siciliano alzò con forza tale simbolo ogni volta che gli eventi storico-politici lo richiesero.

Si tratta, quindi, di un simbolo che non trae origine da riferimenti “geografici” (che sono successivi) e neppure da riferimenti “razzistici”. E quindi, da millenni, si è ben identificato con l’identità nazionale del Popolo Siciliano.

Il governo siciliano di Ruggero Settimo, con specifica disposizione, lo adottò come emblema dello Stato Indipendente della Sicilia, scaturito dalla rivoluzione del 12 gennaio 1848. Fu anche il simbolo che fu adottato, nel periodo 1944-1946, dall’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia). La Trinacria non è solo il simbolo della riscossa sicilianista e dell’Indipendentismo Siciliano, ma è anche e soprattutto l’espressione della Sicilia, del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana.

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2 thoughts on “Trinacria. Perché fu rimossa dall’Ars e da chi?

  1. soy nacido en mazzarino provincia caltanizeta sicilia en el año 1946 con la republica emigramos 1950 a la argentina sur america regrese por primera ves 1992 al retornar a bahia blanca fui un difosor de sicilia .soy presidente de trinacria de b. blanca

  2. quannu npopulu avi ascari a postu di omini chi guvernanu la patria ppi stu populu un c’è spiranza,quantu quanti predidenti di l’ars hannu guvirnatu di lu 15.05.1946 jornu di la firma di lu statutu mancu unu sinnipo’ sarvari picchi annu gurvirnatu ppi nou e cuntu di roma e di lu nord,hannu fattu sempri li zerbini, schina unnannu cchiu’ppi quntu sannu agghicatu, sunnu tutti nna vriogna ppi lu populu sicilianu

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