Sud conquistato e Sicilia distrutta

Sud conquistato e Sicilia distrutta

5 maggio 1860
Parte da Quarto l’operazione conquista del Sud
e la distruzione del regno delle Due Sicilie

di Giuseppe Scianò ©
(Coordinatore del centro studi e ricerche Andrea Finocchiaro Aprile)

In questi giorni ricorre il 156° anniversario di quella che, per la storiografia ufficiale, è ancora celebrata come la “gloriosa spedizione dei Mille” guidata, ovviamente, da Giuseppe Garibaldi. È doloroso riparlarne ma è doveroso e utile farlo, anche al fine di recuperare la memoria storica del Popolo Siciliano e al fine di rivendicare, sempre e ovunque, il diritto alla conoscenza della verità.

Nella notte fra il 5 e il 6 maggio del 1860, com’è risaputo, partirono dalla borgata marinara di Quarto (Genova) due grossi piroscafi, il “Lombardo” e il “Piemonte”, con a bordo 1078 volontari (la stragrande maggioranza dei quali padani) con a capo l’Eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi.

I due piroscafi erano stati forniti dalla Compagnia dell’Armatore Rubattino ed erano stati acquistati, e pagati profumatamente, dal Governo di Torino con a capo Camillo Benso, Conte di Cavour. Patrocinatore dell’operazione era stato il re di Sardegna (leggi: Piemonte) Vittorio Emanuele II di Savoia.

Nella realtà, l’operazione denominata “Spedizione dei Mille” e le tante altre, che vi erano state, che vi furono e che successivamente vi sarebbero state, erano tutte finalizzate per la conquista e la successiva distruzione del Regno delle Due Sicilie e per la realizzazione dell’unità d’Italia. Erano state predisposte e organizzate dal governo di Sua Maestà Britannica, nell’ambito della propria strategia di “Maggiore Potenza”, a livello internazionale, dell’epoca.

L’operazione “Unità d’Italia”, insomma, era già rientrata in programmi inglesi sin dalla fine del secolo XVIII e si era ingigantita successivamente nella lunga lotta contro l’imperialismo Napoleonico. E sarebbe restata valida e attuale anche per buona parte delle vicende successive. In altre parole: occorreva stabilizzare definitamente l’egemonia del Leone Britannico nell’Europa Continentale e nel Mediterraneo. Va anche detto che il Mediterraneo era considerato dal Governo di Sua Maestà Britannica un “lago inglese”.

Tornando alla cronaca della spedizione dei Mille, diciamo in quella notte di maggio del 1860, fu recitata una complessa, patetica messinscena. Nino Bixio e il capitano Castiglia (quest’ultimo era siciliano) con un commando di alcuni “coraggiosi garibaldini” avrebbero catturato nel porto di Genova le due navi con i rispettivi equipaggi e… all’insaputa di tutti, eludendo ogni controllo.

Affinché la messinscena riuscisse al meglio, la polizia portuale aveva preventivamente fatto sgombrare, sin dal giorno precedente, le banchine del porto da tutte le altre navi e della presenza di ogni probabile testimone. Nonostante tutte queste precauzioni le operazioni di avviamento dei motori fu lunga e difficoltosa. Mentre Garibaldi, a sua volta, aspettava ansioso a Quarto. E temeva il peggio! Fortunatamente gli equipaggi, che fino al compimento del falso colpo di mano avevano fatto finta di dormire, riuscirono a fare partire i due piroscafi. Non senza fatica.

Giunti i piroscafi a largo di Quarto, a poco a poco, con apposite barche, gli “eroici garibaldini” furono fatti salire a bordo, sempre con grandi difficoltà e con l’aiuto dei barcaioli locali. Non mancò, insomma, la spettacolarità anche in questa fase. E non sempre lo spettacolo fu bello.

Per la cultura ufficiale, è superfluo dirlo, il tutto sarebbe andato in modo entusiasmante. E nel massimo della segretezza. Con rapidità e professionalità. La verità è che la scena fu seguita da terra da migliaia di curiosi, oltre che da parenti e da amici dei volontari. Circostanza, questa, confermata anche dalle centinaia di illustrazioni apparse sulla stampa, celebrativa e propagandistica. Altro che segreto militare o segreto di Stato!

Ovviamente il Cavour fece finta di non saperne niente e, con altrettanta faccia tosta, fece pure finta di indignarsi. Ma nello stesso tempo, sottobanco e per iscritto, ordinava all’ammiraglio Persano di fare scortare i due piroscafi garibaldini dalle navi da guerra della flotta sabauda. Il tutto con riservatezza e con cautela. E facendo finta di volerle riacciuffare.

Precauzione saggia… ma superflua, in quanto la Mediterranean Fleet Britannica, che dirigeva e controllava tutto ciò che stava accadendo, aveva già preso le proprie precauzioni a protezione della spedizione in corso e vigilava attentamente sul sereno svolgimento della commedia all’italiana, come sempre mal recitata.

Ripetiamo che è doloroso parlare ancora di quei fatti a distanza di tanto tempo. Lo riconosciamo. Ma sappiamo pure che non è inutile e che è, anzi, doveroso. In quanto quei fatti furono messi in moto e compiuti per ridurre la Sicilia e la parte continentale del Regno delle Due Sicilie in colonie interne del futuro Stato italiano e in particolare delle regioni settentrionali di questo. Anche a costo di distruggere una realtà di progresso, di civiltà, di cultura, di benessere e di ricchezza, quale appunto era quella del Regno delle Due Sicilie.

Una verità, questa, che ci vuole travisare o manipolare o, peggio, sostituire con una serie di favolette e di miti falsi e bugiardi nel contesto di ignobili manovre di alienazione culturale, ancora oggi, in corso.

Aggiungiamo che, seppure a distanza di 156 anni, quello di recuperare la verità storica sulle vicende risorgimentali (e anche su quelle successive) sia un diritto fondamentale e specifico del Popolo Siciliano, oltre che il diritto sacrosanto di tutti gli altri popoli del glorioso Sud. Un diritto fondamentale da fare valere, però, con maggiore decisionismo e con una certa dose di coraggio e di dignità.

Non dimentichiamo, infatti, che, nel caso della Sicilia e della parte continentale del Regno delle Due Sicilie, la ignoranza del nostro passato e la alienazione culturale (la identificazione, cioè, con la storia altrui) hanno pesantemente condizionato, e condizionano ancora oggi, in negativo, la consapevolezza di noi stessi e quella della nostra realtà. E ci impediscono di affrontare, con le necessarie forze morali, culturali e politiche, le problematiche del nostro presente e quelle del nostro futuro.

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2 thoughts on “Sud conquistato e Sicilia distrutta

  1. li ngrisi e va beni ma dunneranu li surdati burbuna c’havianu addifenniri di linvasioni taliana, ppi la propria patria si mori, chistai chi ficiru, quannu sbarcaru li cammisi russi labbrazzaru li vasaru e addivintaru amici e conquistru lu regnu chiu riccu d’europa,nni ficimu conqiustari di milli strazzati scausi e causi ccu lazza attaccati e senza scupetta, ppi un parlari di la battaglia di calatafini nautra farsa, mi fermu picchi ci fussi di scriviri ppi jiorna nteri.

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