17 marzo 1861 non c’è nulla da festeggiare

17 marzo 1861 non c’è nulla da festeggiare

17 marzo 1861.
Ieri come oggi per i Siciliani e per il Sud
non c’è nulla da festeggiare.

17 marzo 1861. Per il Popolo Siciliano e per quello del Meridionale cominciò la deculturazione, i lavaggi dei cervelli e delle coscienze, la alienazione culturale, l’emigrazione giovanile e non, la fuga dei cervelli.

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di Giuseppe Scianò ©
Coordinatore Centro Studi “Andrea Finocchiaro Aprile”
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17 marzo 1861. In questo giorno fu proclamato il Regno d’Italia con il re Vittorio Emanuele II di Savoia. Fu una dichiarazione operata da parte di un Parlamento poco rappresentativo e non legittimato a tale proclamazione.

Riteniamo comunque che, per i Popoli di quello che era stato il Regno delle Due Sicilie, e in particolare per il Popolo Siciliano, non vi fu proprio niente da festeggiare. Ieri come oggi! Ritengono, anzi, che la ricorrenza debba diventare una ulteriore occasione per rivendicare il diritto alla verità sui tragici fatti che, nel biennio 1860-1861, hanno ridotto la Sicilia e la parte continentale del Regno delle Due Sicilie nella miserabile condizione di colonie interne del neonato Stato Italiano.

Vere e proprie colonie di sfruttamento, subordinate in tutto e per tutto agli interessi egemoni delle regioni settentrionali. Con l’aggravante che alla data del 17 marzo 1861 erano ancora in corso rivolte e battaglie contro l’occupazione piemontese per riconquistare la libertà del Sud.

In quella data, infatti, si combatteva una grande ed eroica guerra di resistenza popolare (dalla Sicilia agli Abruzzi) contro l’occupazione militare operata dall’esercito sabaudo con inaudita violenza e anche con massacri di cittadini inermi, con rappresaglie ed esecuzioni sommarie di stile nazista ante-litteram con la istituzione di veri e propri lager e altro ancora.

La Legione Ungherese al servizio dell’operazione “Unità d’Italia”

Va altresì ricordato il fatto scandaloso che l’esercito sabaudo era coadiuvato in tutto e per tutto, oltre che da altri apporti stranieri, dalle truppe mercenarie della Legione Ungherese. Truppe, queste, bene addestrate che il Governo Britannico aveva posto al servizio di Casa Savoia, nel quadro dell’operazione “Unità d’Italia”, sin dal 1848. E che sarebbero restate ancora in servizio per alcuni anni, per tutto il periodo successivo ai falsi plebisciti e ovviamente (significativamente!) anche dopo la solenne proclamazione del Regno d’Italia per tenere meglio assoggettati il Popolo Meridionale e il Popolo Siciliano. L’organico della Legione Ungherese oscillava da un minimo di 20.000 soldati a un massimo di 40.000. Limite che poteva essere ulteriormente elevato in caso di bisogno.

Ci siamo permessi di divagare su ciò che è realmente avvenuto durante quel periodo storico, che noi Siciliani e Meridionali dobbiamo chiamare “Risorgimento Italiano”, per ricordare (a noi stessi) che quella conquista del Sud, che ne segnò la nostra riduzione in colonia, e tutto ciò che ne seguì, furono la causa principale dei mali tipici della nostra società (odierna).
Volontari garibaldini
Furono mali dei quali oggi parlano chiaramente anche le statistiche ufficiali, che vanno dal divario economico e occupazionale fra il Nord e il Sud della Repubblica Italiana alla corruzione istituzionalizzata e capillare, ai disservizi, alle lottizzazioni partitiche diffuse e strategiche, finalizzate soprattutto  al clientelismo e al rafforzamento sul territorio della politica politicata, al degrado anche ambientale, alla criminalità organizzata dentro e fuori del territorio (Mafia, ‘Ndrangheta, Camorra, Corona Unita…) sempre, però, al servizio dell’imperialismo interno contro gli interessi del Sud e con un passato, spesso, unitario e risorgimentalista.

Il 17 marzo 1861 portò alla deculturazione e ai lavaggi dei cervelli 

Pensiamo pure alla mancanza di strutture e di infrastrutture. Pensiamo alla deculturazione, ai lavaggi dei cervelli e delle coscienze, alla alienazione culturale. Pensiamo all’emigrazione giovanile e non. Pensiamo alla fuga dei cervelli.

Non sottovalutiamo inoltre i danni derivanti, spesso e volentieri, da iniziative della Unione Europea e del Governo Italiano nella delicata materia dell’import-export per i prodotti tipici, soprattutto della nostra filiera agroalimentare (vedi il caso dell’importazione dell’olio della Tunisia e … non solo). Ci viene legittimamente il dubbio che dallo status di colonia dell’Italia siamo passati allo status di Colonia della UE.

Per concludere, il 17 marzo 1861, ossia la ricorrenza dell’anniversario della proclamazione del Regno d’Italia non può essere considerata “festa” per il popolo siciliano, né per i Popoli che facevano parte dello Stato Duosiciliano. È anzi un’occasione in più per prendere consapevolezza della nostra condizione coloniale e per reagire. Per lottare, cioè, per la rinascita e la riscossa e per uscire, intanto, mentalmente dalla rassegnazione, dalla sopportazione, dalla subordinazione ai poteri forti e alle trame dell’ascarismo organizzato. E per tornare a essere protagonisti del nostro presente e del nostro futuro in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo. E chi vuole intendere… intenda!

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