Ponte sullo Stretto. NO al ponte imbuto

Ponte sullo Stretto. NO al ponte imbuto

Ponte sullo Stretto.

Perché i separatisti siciliani dicono NO
al ponte imbuto sullo Stretto di Messina.

di Corrado Mirto ©
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Ponte sulla Stretto di Messina. Negli ultimi sessanta anni (nota postuma: l’articolo fu scritto nel 2007) lo Stato italiano non ha più aggredito nessuno. In Sicilia non si rischia più l’arresto se con orgoglio si dichiara di essere Siciliani con la “S” maiuscola e con la schiena diritta. Certo, dei rigurgiti di odio contro la Sicilia ogni tanto ritornano.

Si cerca di imporre il Ponte sullo Stretto, utile alle industrie italiane, ma rovinoso per la Sicilia, con il vecchio sistema di non rendere visibili i dissensi (la gente è convinta che siano solo i Verdi a opporsi) e con l’uso spregiudicato delle menzogne più sfacciate.

Si assicura che vi sarà una esplosione dell’economia siciliana grazie al Ponte, mentre è sotto gli occhi di tutti che la Calabria, unita alla penisola italiana non con un ponte, ma per tutta la lunghezza del suo confine terrestre, dopo tanti anni non è ancora “esplosa”.

Sicuramente anche i fautori del Ponte sullo Stretto hanno chiaro il danno che verrebbe alla Sicilia dal disastro ambientale e dalla riduzione della Sicilia da isola al centro del Mediterraneo a squallida appendice della Calabria. Ma preferisco tacere, perché gli interessi delle industrie italiane devono essere tutelati.

No al Ponte sullo Stetto

Viene proposto, poi, il progetto di distruggere la Sicilia dividendola in regionicchie: Sicilia orientale e Sicilia occidentale. E l’altro progetto che mira a togliere alla Sicilia la città di Messina e la sua provincia per unirla a quella di Reggio Calabria, per formare la Regione dello Stretto. Quindi, le regionicchie diventerebbero tre.

Sono però convinto che questi progetti sono soltanto rigurgiti di vecchie mentalità destinate a scomparire e che presto l’Italia diventerà un Paese del tutto civile; che presto gli Italiani, se avranno bisogno del Ponte per dare lavoro alle proprie industrie, se lo faranno a casa loro.

E, come prova d’amicizia verso l’Italia, desidero dare il mio contributo al problema della sua ubicazione e suggerisco che il ponte venga fatto nel Lago Maggiore, per mettere in comunicazione il Piemonte e la Lombardia che, sicuramente, grazie al Ponte, conosceranno un nuovo miracolo economico.

Voglio, poi, concludere con un appello: Italiani, se avete bisogno del Ponte per procurare lavoro alle vostre industrie, fatevelo a casa vostra!

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