Bizantini in Sicilia. Escursione nel villaggio di Calascibetta

Bizantini in Sicilia. Escursione nel villaggio di Calascibetta

Bizantini in Sicilia.

Escursione nel villaggio rupestre di Calascibetta
distrutto dai Saraceni nell’anno 841

di Angelo Severino ©

Bizantini in Sicilia

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Vittorio Sgarbi ha la sua residenza a Calascibetta
Aggiornamento pagina al 22 giugno 2017 di Francesco Librizzi

Con la cerimonia della firma dei documenti burocratici, che martedì scorso 13 giugno si è tenuta alla presenza del comandante dei vigili urbani Piera Dello Spedale, Vittorio Sgarbi ha ufficializzato la sua residenza a Calascibetta. Poche ore prima aveva partecipato a una seduta straordinaria del consiglio comunale in presenza delle autorità civili e religiose nonché di un centinaio di persone. Durante il suo discorso, durato una ventina di minuti, Sgarbi ha parecchio elogiato la Sicilia parlando di «una terra magnifica, ricca di opere d’arte e siti archeologici».

Soffermandosi poi su Calascibetta, entusiasticamente ha evidenziato che «è un paese ricco di storia, dal Villaggio Bizantino alle chiese e al dipinto che si trova nel Convento dei Cappuccini». «Mi impegnerò da subito – promette poi agli xibetani – affinché Calascibetta entri a far parte del circuito dei borghi più belli d’Italia».

Sgarbi e Calascibetta
Nel giorno della visita di Vittorio Sgarbi a Calascibetta c’è stato l’inchino, scherzoso, del vicesindaco e la reazione, scomposta, di un prete che «invece di diffondere la parola di Dio – dice Sgarbi – alimenta pettegolezzi» [ clicca qui ].

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Bizantini in Sicilia

L’egemonia dei Goti in Sicilia cominciò nel 440 quando Genserigo, potente re dei Vandali, partendo da Cartagine con un numeroso esercito, occupò la Sicilia. Il dominio goto terminò nell’estate del 535 non appena una flotta bizantina comandata da Belisario, partita per decisione della corte di Costantinopoli, approdò a Catania per un sopralluogo strategico al fine di capire se doveva tentare una conquista con la forza oppure in modo pacifico. «Vi trovò – scrive Niccolò Maggiore nel suo libro – un popolo amichevole che, alle prime intimidazioni, prestò volentieri ubbidienza». Cominciava così il dominio dell’impero bizantino anche in Sicilia.

A Medina, intanto, nel giugno del 622 Maometto gettava le prime basi dottrinali dell’islamismo. Progressivamente, i Musulmani iniziarono a conquistare diversi popoli arabi fino ad arrivare alle spiagge del Mediterraneo. Nel 651 giunsero in Sicilia e sembra che vi si fossero fermati per un po’ di tempo. Citando sempre Niccolò Maggiore, egli scrive che fin da allora «i Saraceni si erano già annidati nelle nostre contrade» e che «fu questo (la Sicilia) il primo paese dell’Europa che sentisse il taglio delle loro armi».
Il malcontento dei Siciliani per come governavano i Bizantini

L’imperatore bizantino Costante nel 663 scelse Siracusa come sede del suo regno e tutti quanti i Siciliani ne rimasero contenti. La loro gioia durò però ben poco perché egli governò l’Isola con dissolutezza e malvagità nonché stabilendo molte onerose tasse. Il 15 luglio del 668 l’imperatore fu ucciso mentre era nel bagno da un suo servo che, dopo avergli versato sul corpo l’acqua calda, lo colpì violentemente sulla testa con il vaso vuoto. Costante morì portandosi alla tomba l’odio dei suoi sudditi siciliani.

La sua morte tuttavia non migliorò la condizione di malcontento dei Siciliani e ciò sicuramente agevolò la conquista dell’Isola da parte dei Musulmani, iniziata nel giugno 827 quando una flotta di cento navi con diecimila Saraceni e settecento cavalli approdò a Mazara. Col passare degli anni tutta la Sicilia fu infine controllata dai seguaci di Maometto. Fra le ultime città a essere conquistate ci fu Castrogiovanni (oggi Enna) che, resistendo per trent’anni, fu espugnata il 24 gennaio 859 per il tradimento di un abitante senza che i cittadini si accorgessero dell’avvicinarsi del nemico. Non solo fu ricchissimo il bottino ma furono anche schiavizzati le figlie e i figli dei patrizi.

Guarda i video dell’escursione del 21 maggio 2017 al Villaggio Bizantino e alla Neropoli di Realmese a Calascibetta organizzata da Il Sentiero Siculo, coordinato da Filippo Apache Nicolosi.

Il villaggio rupestre bizantino di Calascibetta

In questo contesto storico, vengono realizzati anche in Sicilia moltissimi villaggi bizantini tra cui quello di Vallone Canalotto in prossimità di Calascibetta, vicino a Castrogiovanni. Dal libro “Calascibetta: Urbs Victoriosa et fidelissima” leggiamo che questo era un insediamento rupestre di grande dimensione con una quarantina di grotte abitative, tra cui due chiese, in cui i cittadini «si erano organizzati per vivere con una certa autonomia e che avevano anche trovato il modo di raccogliere le acque dilavanti sulle rocce tramite delle incisioni che alle volte diventavano piccoli canaloni».

Durante i lunghi anni di assedio a Castrogiovanni, nell’anno 841 un drappello di Musulmani a cavallo arrivò anche a Calascibetta e attaccarono, il villaggio bizantino. Pur essendo stato costruito in modo strategico e con caratteristiche di difesa, tuttavia la ferocia e la rabbia con cui combatterono gli Arabi permise loro di vincere e di fare prigionieri gli abitanti, saccheggiando e bruciando l’intero villaggio.

Bizantini chiesa calascibetta
Foto in alto: interno del primo piano di una delle due chiesa rupestre del villaggio. Le piccole bacheche scavate nella roccia servivano per le urne cinerarie. I defunti venivano cremati e le ceneri raccolte in vasi.
Foto in basso: riutilizzando, come avviene in tutto il villaggio, gli aggrottati preistorici si è ricavata una seconda chiesa dove al secondo piano si trova un loculario all’aperto con un gran croce intagliata.

Bizantini chiesa villaggio

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La necropoli di Reamese

Necropoli Realmese di Calascibetta

È la seconda necropoli pantalicana della Sicilia. Si trova lungo l’antica regia trazzera Calascibetta-Gangi, all’interno della quale si può ancora notare un tratto dell’originaria pavimentazione lastricata con basole di pietra arenaria compatta, la cosiddetta cutu. La necropoli è formata da 288 tombe a grotticella del tipo Pantalicano e fu realizzata in età protostorica nel IX secolo a.C. e riutilizzata in età arcaica nel VI secolo a.C.

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