Ripigliamoci la nostra dignità

Ripigliamoci la nostra dignità

Riappropriamoci della dignita’ siciliana.
Da piazza Ruggero di Lauria
a piazza Blasco d’Alagona

di Angelo Severino

La piazza Ruggero di Lauria a Capo d’Orlando non esiste più. Nella serata del 4 luglio 2007, con una cerimonia ufficiale, alla presenza di autorità civili, religiose e militari, quella piazza cambiò nome e fu intitolata a Blasco d’Alagona, conte di Mistretta e di Naso, prestigioso comandante delle forze di terra siciliane nella dura guerra per la libertà combattuta con grande valore dal Popolo Siciliano fra il 1296 e il 1302.

Il cambiamento del nome della piazza, su iniziativa del sindaco Enzo Sindoni, non fu un normale avvicendamento toponomastico ma «indica che in Sicilia – come ebbe a evidenziare il prof. Corrado Mirto, già docente di storia medievale dell’Università di Palermo – stanno finendo i tempi in cui un Popolo, ridotto in stato coloniale e privato della conoscenza della propria storia, intitolava per ignoranza degli avvenimenti e per rassegnato servilismo vie e piazze ai propri nemici e invasori, spesso responsabili di massacri di Siciliani».

E, tanto per fare qualche nome, fu proprio Ruggero di Lauria che, dopo la battaglia di Capo d’Orlando, fece massacrare parecchi prigionieri siciliani!

È cominciata dunque da Capo d’Orlando l’era della dignità siciliana? In ogni paese dell’Isola sarà finalmente cancellato da quelle piazze, vie, scuole e teatri il nome di chi massacrò i Siciliani e sostituito con chi ha veramente onorato e amato la Terra di Sicilia, a chi ha sacrificato la propria vita per la libertà del Popolo Siciliano?

Nell’ex piazza Ruggero di Lauria, ora dedicata a Blasco d’Alagona, la manifestazione per il cambio di nome cominciò alle 19,30 di mercoledì 4 luglio 2007. Ma già da alcune ore nel posto sventolava la bandiera del Regno di Sicilia, la stessa che i Piemontesi e i loro fiancheggiatori erano sicuri di avere cancellato per sempre e che invece era tornata nuovamente a garrire al vento di Sicilia.

Davanti a un pubblico numeroso e qualificato prese per primo la parola il sindaco di Capo d’Orlando, Enzo Sindoni, che brevemente illustrò il significato della cerimonia e presentò il prof. Corrado Mirto che era l’oratore ufficiale, l’assessore comunale alla cultura Antonio Librizzi e il prof. Camelo Caccetta, attivissimo presidente della locale sede comprensoriale dell’Archeoclub.

Dopo che il parlamento siciliano il 15 gennaio 1296 aveva licenziato re Giacomo II e nominato al suo posto Federico III, seguì l’aggressione di mezza Europa contro la Sicilia, rea di non essersi piegata al volere delle grandi potenze. Nell’estate del 1299 vi fu la grande offensiva aragonese contro la Sicilia.

La data della cerimonia, da piazza Ruggero di Lauria a Blasco d’Alagona, non fu scelta a caso. Il 4 luglio del 1299, infatti, la flotta siciliana, guidata dal re Federico III il Grande, affrontò nelle acque di Capo d’Orlando la flotta aragonese guidata dal re d’Aragona Giacomo II e dall’ammiraglio Ruggero Lauria. Il Regno angioino di Napoli, i Guelfi italiani, il Regno di Francia, il Regno d’Aragona e il papato con Bonifacio VIII assalirono il piccolo popolo siciliano che oppose una disperata resistenza.

La nostra flotta fu sopraffatta dalle preponderanti forze nemiche (40 galee siciliane contro le 56 aragonesi) solo dopo una battaglia durata un giorno, nel corso della quale i marinai siciliani fecero prodigi di valore ma caddero a migliaia per la difesa della Patria. Il mare di Capo d’Orlando divenne rosso per il sangue.

Rosso per il sangue soprattutto dei Siciliani perché il nemico, essendo in numero maggiore, alla fine prevalse. La nave ammiraglia siciliana, nella quale Federico III aveva perduto i sensi, invertì la rotta e fuggì verso Messina, seguita a protezione dalla galea di Blasco d’Algona e da altre galee che erano riuscite a sganciarsi.

A Messina i cittadini accorsero in massa ad accogliere il loro re sconfitto e gli si strinsero affettuosamente attorno affermando che nulla era perduto se Federico era ancora vivo. Il re, commosso, rispose che il Popolo Siciliano non poteva essere piegato da nessuna forza esterna.

La resistenza continuò e dopo tre anni, nel mese di agosto 1302, la grande coalizione nemica prese atto della realtà e cioè che il Popolo Siciliano era da considerare un popolo libero. Venne quindi riconosciuta l’indipendenza del Regno di Sicilia.

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