Livatino ucciso da pistola rubata a carabinieri

Livatino ucciso da pistola rubata a carabinieri

Livatino ucciso da pistola rubata a carabinieri

Articolo pubblicato nel 2004 da Angelo Severino ©
sul quotidiano “La Sicilia” e sul periodico cartaceo “EnnaOnLine”

Furono rubate a due carabinieri in servizio a Barrafranca le armi utilizzate per poi uccidere il 21 settembre 1990 il giudice Rosario Livatino mentre viaggiava in auto sulla Agrigento-Caltanissetta.

Davanti ai giudici del tribunale dei minorenni di Caltanissetta, nel dicembre del 2003 si svolse il processo a carico di S.B. di Ravanusa, che nel 1990 quando aveva ancora 17 anni, si rese complice di una rapina durante la quale sottrasse a due carabinieri in servizio a Barrafranca le armi d’ordinanza di cui erano in possesso.

Questi i fatti. Il 30 marzo del 1990 S.B. si trovava, insieme con altre persone, nel piccolo centro dell’Ennese con lo scopo di compiere una rapina nel locale ufficio postale. La rapina però fallì poiché sul posto, nel frattempo, arrivarono i due carabinieri per un ordinario controllo del territorio. La banda formata da quattro malavitosi ravanusani decise di aggredire i due militari dell’Arma e, pistole alle mani, li minacciarono e li derubarono delle armi.

Le due pistole tipo Beretta M92 e una mitraglietta M12, rubate ai carabinieri in servizio a Barrafranca, furono successivamente utilizzate per compiere crimini anche eclatanti, come nel caso dell’uccisione del giudice Rosario Livatino.

Il giovane magistrato canicattinese fu assassinato il 21 settembre del 1990 mentre viaggiava in auto sulla superstrada Agrigento-Caltanissetta e a sparare furono alcuni killer a bordo di un’auto e di una moto. Nonostante il giudice fosse già morto, l’assassino inferì sul suo corpo sparandogli ancora in segno di sfregio e lasciandolo in una pozza di sangue. Il fuoco, secondo gli investigatori, partì dalle pistole rubate ai due carabinieri in servizio a Barrafranca.

Nonostante nel 2003 abbia compiuto i trent’anni, S.B. fu giudicato ugualmente da un tribunale minorile poiché all’epoca in cui si verificarono i fatti era ancora un minorenne.

A individuare il giovane come uno degli autori della rapina delle armi ai due militari di Barrafranca furono i carabinieri del reparto operativo del nucleo operativo del comando provinciale di Enna che, qualche mese prima, avevano riaperto le indagini su quella rapina. Su input di alcuni collaboratori di giustizia, attraverso un’intensa attività di riscontro, i carabinieri ennesi, coordinati dalla procura dei minori di Caltanissetta, riuscirono così a risalire al giovane ravanusano.

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