Arrestati sull’Etna ma sono stati scarcerati

Arrestati sull’Etna ma sono stati scarcerati

Arrestati sull’Etna e condannati

Ora liberati dalla Corte suprema di cassazione

di Angelo Severino ©

A poche ore dalla strage di Nizza, sono stati scarcerati, su disposizione della Cassazione, i cinque jihadisti (oggi presunti) arrestati dai carabinieri del Ros di Bari nell’aprile 2013, durante l’operazione denominata “Masrah”, e condannati in appello nell’ottobre 2015. Ricordiamo che il gruppo terroristico islamico era stato accusato di avere organizzato campi di addestramento di tipo militare lungo le pendici dell’Etna guidati dal tunisino Hosni Hachemi Ben Hassen, imam della piccola moschea di Andria in Puglia.

Le indagini, condotte dalla Dda di Bari, sarebbero iniziate fin dal 2008 e nel 2009 furono intercettati mentre parlavano fra loro a telefono e gioivano per il crollo delle chiese cristiane causato dal terremoto dell’Aquila. «Dio è grande. E tante chiese sono state distrutte… Sì, tutte le chiese sono crollate… Non c’è altro dio all’infuori di Allah… Le chiese, la maggior parte delle chiese sono crollate».

I componenti della cellula di terroristi islamici, oggi tutti rimessi in libertà, durante le esercitazioni sull’Etna, secondo quanto stabilì l’inchiesta, oltre a prepararsi militarmente per un’azione suicida e in attesa di mettere in atto il cosiddetto “martirio”, si formavano anche psicologicamente attraverso video e messaggi contro l’occidente e gli infedeli. Nella foto, tratta da un video diffuso dai carabinieri, un terrorista durante l’esercitazione militare sull’Etna.

Per gli abitanti di Scordia, che non sospettavano di nulla, erano delle persone tranquille che non davano confidenza a nessuno e che, a volte, lavoravano in zona come braccianti agricoli a giornata.

La Corte suprema di cassazione ha annullato le condanne per i (presunti) terroristi Faez Elkhaldey, Ifaoui Nour, Khairredine Romdhane Ben Chedli, Chamari Hamdi (nato in Sicilia) e Hosni Hachemi Ben Hassen “poiché il fatto non sussiste”. Furono arrestati e condannati perché accusati di associazione finalizzata al terrorismo islamico. Oggi rimessi in libertà.

Per l’imam Hosni Hachemi Ben Hassen la Suprema Corte ha deciso che venga rideterminata la pena solo per il reato di istigazione all’odio razziale.

Vero è che nella giurisprudenza italiana, come in quelle degli altri Paesi europei, sull’associazione finalizzata al terrorismo vi sono delle inadeguatezze e che hanno bisogno di continui aggiornamenti ma è altrettanto vero che poi, di fatto, applicare una legge vigente può prendere una direzione o l’altra a seconda degli orientamenti (anche politicizzati) della magistratura.

Per i suoi libri e per le sue idee, in Francia nel 2002 processarono Oriana Fallaci con l’accusa di razzismo religioso e xenofobia. «Del resto ora si parla apertamente anche di terrorismo islamico, cosa che prima – scriveva – veniva evitata con cura onde non offendere i cosiddetti musulmani moderati».

Nel suo articolo “Il nemico che trattiamo da amico. L’Europa in guerra il nemico ce l’ha in casa”, pubblicato sul Corriere della Sera dopo gli attentati del 7 luglio 2005 a Londra, la Fallaci scriveva: «Ce l’abbiamo in casa da oltre trent’anni, perdio. Ed è un nemico che a colpo d’ occhio non sembra un nemico. Senza la barba, vestito all’occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente inserito nel nostro sistema sociale. Cioè col permesso di soggiorno. Con l’automobile. Con la famiglia… Oh, sì: pure noi verseremo lacrime e sangue. Siamo in guerra: vogliamo mettercelo in testa, sì o no?!? E in guerra si piange, si muore. Punto e basta».

Scarica l’articolo completo di Oriana Fallaci Il nemico che trattiamo da amico
 

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