Cronistoria della scomparsa di Giuseppe Bruno

Cronistoria della scomparsa di Giuseppe Bruno

Giuseppe Bruno

Cronistoria della scomparsa
del tabaccaio di Villarosa (En).

Si allontanò dalla sua tabaccheria il 27 maggio 2004
e il suo corpo non è stato più ritrovato

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Riassunto cronologico tratto dagli articoli congiunti
di Angelo Severino e di Francesco Librizzi ©
pubblicati sul quotidiano “La Sicilia”

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Giuseppe Bruno

27 MAGGIO 2004 – GIOVEDÌ MATTINA
Giuseppe Bruno [nella foto], 52 anni, residente a Cacchiamo (frazione di Calascibetta) insieme con il figlio Damiano, 22 anni, si reca a Villarosa dove qui la moglie Carmela Sauro, 44 anni, ha comprato da pochi mesi una rivendita di tabacchi. Giuseppe aveva deciso di abbandonare il mestiere di autotrasportatore, che da più di vent’anni esercitava, per intraprendere nuove attività. Lo confermerebbe l’acquisto della tabaccheria e anche l’intenzione di comprare grandi estensioni di terreni per trasformarli in aziende agricole.

27 MAGGIO 2004 – GIOVEDÌ POMERIGGIO
Al momento della chiusura pomeridiana, Damiano lascia la tabaccheria e alle ore 14 si trova già nella sua casa a Cacchiamo. Giuseppe invece decide di rimanere ancora un po’ perché, come ha detto alla moglie, deve fare l’inventario della merce presente nel negozio ed esaminare i registri contabili. Due giovani sconosciuti, mai visti a Villarosa, sarebbero entrati nella tabaccheria e subito dopo uscire e allontanarsi.

27 MAGGIO 2004 – GIOVEDÌ SERA
Giuseppe Bruno non rientra a casa dove ad attenderlo, oltre alla moglie e a Damiano, ci sono gli altri tre figli: Sonia, 25 anni, Silvia, 18 anni, e Francesca, 5 anni.

27 MAGGIO 2004 – GIOVEDÌ NOTTE
I figli tentano più volte di telefonare al padre ma nessuno risponde alle chiamate anche se il suo telefonino è raggiungibile e dà la linea libera. La loro preoccupazione non è però eccessiva perché, come ammette Carmela, il marito dimentica spesso il cellulare acceso in macchina. E poi poteva essere rimasto a dormire nel negozio dove c’è una brandina utilizzata spesso durante la notte quando, facendo tardi nel lavoro, Giuseppe si ferma a Villarosa dovendo la mattina all’alba riaprire la tabaccheria.

28 MAGGIO 2004 – VENERDÌ MATTINA
Giuseppe continua a non rispondere al telefono. Damiano si reca allora a Villarosa e trova la saracinesca del negozio abbassata a metà. Del padre nessuna traccia. Sul banco della tabaccheria ci sono soltanto documenti, soldi e la sua patente di giuda. È lo stesso Damiano a denunciare ai carabinieri di Villarosa la scomparsa del padre dicendo che ancora non è rientrato a casa e non ha fatto sapere nemmeno dove si trova.

28 MAGGIO 2004 – VENERDÌ POMERIGGIO
Il caso comincia ad assumere contorni davvero misteriosi e la famiglia Bruno non riesce a darsi pace per la scomparsa del proprio congiunto. Sonia, la primogenita, deve ripartire per Firenze, dove studia e lavora, ma preferisce rimanere accanto alla mamma, al fratello e alle sorelle.

29 MAGGIO 2004 – SABATO MATTINA
Un autista di autobus di linea nota la Nissan Patrol bianca di Giuseppe, suo conoscente, posteggiata nell’area Santa Barbara lungo l’autostrada Palermo-Catania, tra lo svincolo di Mulinello e quello di Agira e telefona ai Bruno. I carabinieri si recano sul posto e ritrovano il fuoristrada che, prima di essere abbandonato, è stato regolarmente chiuso a chiave.

Perché l’uomo improvvisamente sarebbe uscito dalla tabaccheria? Perché avrebbe avuto così tanta premura di allontanarsi fino al punto che non ha avuto nemmeno il tempo di prendersi il telefonino e la patente di guida? Pensava forse di risolvere una questione entro pochi minuti e quindi di rientrare per continuare l’aggiornamento sui registri contabili? Forse qualcuno l’avrebbe costretto a seguirlo? Chi sono i due giovani sconosciuti che sarebbero entrati poco prima nel suo negozio? È stato davvero Giuseppe Bruno a guidare il fuoristrada che poi è stato ritrovato chiuso a chiave sull’autostrada?

Sono tutti interrogativi che aspettano delle risposte e a cercarle sono i carabinieri delle stazioni di Villarosa e di Calascibetta che non escludono nessuna pista e lavorano a 360 gradi. La Nissan Patrol è minuziosamente esaminata dai carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche di Messina. Anche il telefonino e gli altri oggetti per-sonali di Giuseppe, lasciati inspiegabilmente nella tabaccheria, sono al vaglio degli inquirenti.

30 MAGGIO 2004 – DOMENICA
«Non c’è una spiegazione logica per questa scomparsa – ha precisato Giacomo, cognato di Giuseppe – perché la sua è una famiglia tranquilla e lui stesso non ha mai avuto problemi con nessuno». Anche lo zio dello scomparso, con le lacrime agli occhi, ricorda come tutti i Bruno hanno sempre lavorato sodo e onestamente. Intanto, nella piccola borgata di Cacchiamo, appena sessanta famiglie, la gente è turbata dall’inspiegabile scomparsa di Giuseppe e lo è anche don Paolo Grimaudo che, durante le messe, continua a pregare insieme con i fedeli affinché il caso possa presto risolversi.

I carabinieri stanno ricostruendo, attraverso alcune testimonianze, le ultime ore trascorse dall’uomo prima che facesse perdere le proprie tracce. In particolare gli investigatori stanno indi-rizzandosi nell’ambiente di lavoro in cui Giuseppe operava, al fine di individuare un valido movente da giustificarne il suo allontanamento.

Per le ricerche sono utilizzati un elicottero proveniente dal 2° Elinucleo di Catania Fontanarossa e delle unità cinofile di Nicolosi addestrate e impiegate proprio per individuare persone scomparse. L’area sotto osservazione è vasta e abbraccia il territorio compreso fra Cacchiamo, Villarosa, Villadoro e Calascibetta nonché la zona autostradale corrispondente con il parcheggio di Santa Barbara dove sabato mattina fu ritrovato il fuoristrada.

5 GIUGNO 2004 – SABATO
Dello scomparso si sono perse completamente le tracce e si teme seriamente per la sua vita. La famiglia Bruno lancia un appello con l’invito affinché chiunque abbia notizie del proprio congiunto si faccia vivo attraverso un contatto telefonico anche in forma anonima. Fra le tante ipotesi iniziali sulla scomparsa di Giuseppe vi era stata anche quella di “una sua fuga d’amore” ma questa pista fu scartata per le stesse modalità con cui l’uomo si era allontanato.

Le indagini dei carabinieri si sono estese all’interno della malavita locale dove l’uomo probabilmente avrebbe avuto dei contatti. Sono soltanto supposizioni ma gli inquirenti non trascurano neanche questa pista, proprio perché l’improvvisa scomparsa ha tutte quelle caratteristiche che farebbero presupporre che si è davanti a un caso di lupara bianca.

7 GIUGNO 2004 – LUNEDÌ
Nell’abitazione dei Bruno, la moglie Carmela con i figli Damiano, Sonia, Silvia e la piccola Francesca continuano a vivere ore di grande trepidazione per la sorte del proprio congiunto. L’eventualità di poterlo rivedere ancora vivo, con il passare dei giorni, va sempre più smorzandosi. La speranza però riaffiora ogni qual volta squilla il telefono perché può essere la telefonata di qualcuno che dica loro dove possa trovarsi Giuseppe. I Bruno riprendono la routine quotidiana e Damiano, in assenza del genitore, ha riaperto la rivendita di tabacchi a Villarosa.

7 GIUGNO – LUNEDÌ SERA
La trasmissione di Raitre “Chi l’ha visto?” cerca di chiarire un po’ il mistero della scomparsa dell’autotrasportatore di Cacchiamo e non favorisce nessuna pista in particolare. Scartata immediatamente l’ipotesi iniziale di una sua “fuga d’amore” restano quelle che conducono all’usura o nell’ambiente di lavoro in cui l’uomo operava o di quello della malavita comune o, infine, di quello della criminalità organizzata senza tuttavia escludere altri possibili moventi come quello di uno sgarbo commesso nei confronti di qualcuno o perché avrebbe visto ciò che non doveva invece vedere.

Le indagini sono condotte dal capitano Alessandro Colella, comandante della compagnia dell’Arma di Enna, che durante la trasmissione di Raitre dichiara che i carabinieri stanno indagando sulle amicizie definite “particolari” di cui si sarebbe circondato l’incensurato Giuseppe Bruno. Nelle ore precedenti alla sua sparizione, lo scomparso si sarebbe recato da alcune persone che conosceva per riscuotere dei soldi che aveva loro prestato in precedenza.

Ed ecco quindi aprirsi un’altra probabile pista che porterebbe gli investigatori a indagare anche all’interno del “grigio” mondo dell’usura. Sono quindi tante le ipotetiche tracce al vaglio dei carabinieri ennesi che, insieme con il reparto operativo del comando provinciale e con le stazioni di Calascibetta e Villarosa, stanno esaminando al fine di poter risolvere questo enigma che, comunque, come da copione, somiglierebbe ad altri già verificatesi nel passato nell’Ennese e che, purtroppo, finora non sono stati risolti.

8 GIUGNO 2004 – MARTEDÌ
La famiglia Bruno afferma: «Dopo quanto è stato ipotizzato ieri dalla stampa e dalla trasmissione “Chi la visto?”, teniamo a precisare che Giuseppe non ha mai prestato soldi alle persone a titolo di usura ma solamente in modo amichevole e questo lo può testimoniare anche la stessa gente. L’usura è qualcosa che non ci appartiene affatto. Inoltre escludiamo in modo categorico che Giuseppe abbia avuto contatti con il mondo del crimine organizzato o della malavita in genere».

«Una cosa è la semplice conoscenza con qualcuno, il trovarsi con lui al bar e magari il prendersi un caffè insieme; un’altra cosa è invece l’appartenere o l’avere contatti con i malavitosi. Anzi, Giuseppe ha sempre lavorato sodo, con onestà, facendo quel duro lavoro di autotrasportatore, spesso lontano dai figli e dalla moglie, pur di garantire il pane quotidiano a casa sua».

9 GIUGNO 2004 – MERCOLEDÌ MATTINA
I carabinieri continuano a ricercare Giuseppe Bruno. Il Nucleo sommozzatori dei Vigili del fuoco di Catania scandagliano per tutta la mattinata i fondali della diga del Morello, nelle vicinanze di Villarosa. Tutto il vasto territorio compreso fra il borgo di Cacchiamo, Calascibetta e Villarosa era stato già setacciato nei giorni scorsi con l’ausilio di un elicottero e di unità cinofile.

Anche la diga era stata attentamente controllata dall’alto ma vi è una parte, dove l’acqua è più alta e torbida, in cui dall’esterno non si può intravedere nulla. I sommozzatori si immergono nella diga dove l’acqua è alta, fino a toccare i sette metri, ma è anche fangosa tanto che i due sommozzatori hanno grosse difficoltà di osservazione e pertanto si muovono esplorando accuratamente il fondo con le mani.

Il risultato non è quello sperato anche perché gli investigatori avevano indirizzato le ricerche all’interno della diga del Morello poiché sotto la Nissan Patrol bianca di Bruno, abbandonata nella piazzola di sosta dell’autostrada, erano stati rinvenuti alcuni ciuffetti di erba di tipo simile a quella che normalmente germoglia nella zona circostante la diga Morello.

30 LUGLIO 2004 – VENERDÌ
Dal 27 maggio la moglie Carmela, i figli Damiano, Sonia, Silvia e la piccola Francesca stanno vivendo ore di grande trepidazione per la sorte toccata a Giuseppe. La famiglia Bruno fa ancora un appello: «Se quel pomeriggio a Villarosa c’è chi ha notato qualcosa di strano, lo supplichiamo di informare i carabinieri o noi stessi. Chiunque ha notizie di dove Giuseppe può ora trovarsi, lo preghiamo di mettersi in contatto telefonico anche in forma anonima con noi. Ce lo faccia sapere anche con ogni mezzo che ritiene più opportuno, ma ci dica dove possiamo trovare il nostro caro».

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p style=”text-align: justify;”>22 FEBBRAIO 2017 – MERCOLEDÌ
Risolto il mistero sulla scomparsa del tabaccaio di Villarosa (En). Voleva riscuotere un credito ma venne rapito e ucciso. Arrestati quattro esponenti della famiglia dei Nicosia. LEGGI: Giuseppe Bruno tagliato a pezzi e dato ai maiali

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