Elefanti, Renzi e l’inutile Ponte sullo Stretto

Elefanti, Renzi e l’inutile Ponte sullo Stretto

Elefanti, Renzi e il Ponte sullo Stretto

Parlare di Ponte sullo Stretto è oramai un’espressione troppo sputtanata
ed ecco perché Matteo Renzi preferisce chiamarlo “La Napoli-Palermo”
di Angelo Severino © – 30 Settembre 2016
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La prima idea di realizzare un ponte sullo Stretto di Messina risale, nientepopodimeno, a Lucio Cecilio Metello. Nel 264 a.C il console romano affrontò a Palermo un esercito di quasi ventimila Cartaginesi con a seguito numerosi elefanti. Nello scontro con i Romani, alcuni pachidermi rimasero feriti e, impauriti, schiacciarono gli stessi Cartaginesi facendone gran macello. I 140 elefanti superstiti furono portati a Messina suscitando tanta meraviglia fra la popolazione nel vedere quei giganteschi mostri africani con i denti d’avorio.

La vittoria sui Cartaginesi aveva entusiasmato così tanto il console Metello che desiderò portare quaranta di quegli elefanti a Roma per esibirli orgogliosamente come trofeo di guerra. Ma come fare per attraversare lo Stretto di Messina e arrivare con essi in Calabria? Invitò i messinesi a portare quante più botti vuote era possibile e, raccoltene un grandissimo numero, le fece sistemare in linea sul mare. Poi ordinò di legarle a due a due in modo che non potessero toccarsi fra loro. Su di esse fece posizionare delle robuste tavole ricoperte di terra e di altro materiale per rendere il tragitto più livellato. Infine, fece sistemare alte ringhiere in legno per non far cadere gli elefanti in mare.

Bisognerà comunque aspettare fino al 1866 quando il ministro dei lavori pubblici Stefano Jacini incarica l’ingegnere Alfredo Cottrau di studiare per la prima volta nella storia un progetto di ponte fra la Sicilia e la Calabria. Da quell’anno in poi è un continuo susseguirsi di iniziative, di avveniristici progetti, di promesse elettorali e soprattutto di uno spreco enorme di danaro pubblico affinché quel maledetto ponte sullo Stretto potesse attuarsi.

Parlare di Ponte sullo Stretto è oramai un’espressione troppo sputtanata ed ecco perché oggi, settembre 2016, Matteo Renzi preferisce chiamare il progetto “La Napoli-Palermo” perché «non soltanto è di fatto – come ha detto – il collegamento tra Napoli e Palermo ma è anche un’operazione che porta 100 mila posti di lavoro». E poi aggiunge che è un’opera «anche utile e consente di togliere la Calabria dall’isolamento in cui è, e di avere una Sicilia più vicina e raggiungibile».

Al di là che il Ponte non potrà essere tecnicamente realizzato, soprattutto dal punto di vista geologico (e di questo avremo modo di parlarne in altre occasioni), al di là che il costo per realizzarlo sarebbe così irragionevole e che non potrebbe mai compensarsi con il quasi inesistente traffico veicolare, vi è una verità che molti Siciliani non considerano e cioè che «la Sicilia da isola al centro del Mediterraneo si trasformerebbe in una appendice periferica della penisola italiana».

E per quanto riguarda, come dice Renzi, «di togliere la Calabria dall’isolamento in cui è e di avere una Sicilia più vicina e raggiungibile», vogliamo riproporre quanto scrisse il prof. Corrado Mirto:

«Vi dicono che, grazie al ponte, la Sicilia avrà un grande avvenire economico e sarà messa in contatto con l’Europa. Il grande avvenire economico sarà assicurato dall’interscambio fra Sicilia e Calabria, cioè da centinaia di camion che ogni giorno dalla Calabria porteranno in Sicilia olive calabresi, mentre altre centinaia di camion dalla Sicilia porteranno in Calabria olive siciliane. Questo vorticoso giro di olive porterà ricchezza a tutti: ai Siciliani ed ai Calabresi»!

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