Votiamo sì, per dire no

Votiamo sì, per dire no

Votare SÌ al referendum per dire

BASTA A UN’ITALIA CHE NON SOLO
CI SUCCCHIA GRATIS IL PETROLIO
MA IN PIÙ CI MALTRATTA
E CI GUARDA COME UNA SUA COLONIA.

di Angelo Severino

Dopo che la Cassazione, il 26 novembre scorso, ha bocciato cinque dei sei quesiti presentati dalle regioni promotrici del referendum, il prossimo 17 aprile le urne saranno aperte per far decidere agli elettori se vietare oppure no il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio per i giacimenti entro le 12 miglia dalla costa italiana.

Ricordiamo che per soli otto voti la Sicilia non fu tra le regioni che promossero il referendum contro le trivellazioni di petrolio perché alcuni deputati all’Assemblea Regionale Siciliana, dicendo no alla consultazione popolare, di fatto, non vollero ostacolare il cammino degli articoli 38 e 35 del cosiddetto decreto “Sblocca Italia e Sviluppo” voluto dal governo italiano di Matteo Renzi.

A tal proposito, vi rimandiamo al seguente articolo: I traditori della nostra Terra

Il “referendum sulle trivelle” è di tipo abrogativo e prevede che i permessi e le concessioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti di idrocarburi entro dodici miglia dalla costa abbiano la “durata della vita utile del giacimento”.

Se dovessero vincere i Sì, infatti, gli impianti delle attuali 21 concessioni dovrebbero chiudere entro i prossimi vent’anni e non ci sarebbe più un rinnovo una volta scaduti i permessi. In ogni caso, continuerebbero le autorizzazioni di nuove trivellazioni oltre le 12 miglia dalla costa italiana e di sfruttare nuovi giacimenti sulla terraferma sia per quanto riguarda il petrolio sia per il gas.

Trattasi, dunque, di consultazione più politica che ambientalista. Tanto che anche la Cgil si spacca. Da una parte c’è il segretario generale della Filctem (il sindacato dei chimici) Emilio Miceli che dice che «di petrolio e gas ci sarà ancora bisogno» e che se si vietasse il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio «si rischierebbe di perdere posti di lavoro».

Dall’altra parte c’è invece Susanna Camusso, segretario generale della stessa Cgil, che non vuole le trivellazioni, il petrolio, le fonti fossili perché «rappresentano un passato fatto di inquinamento, dipendenza energetica, interessi e pressioni decisionali delle lobby, conflitti, devastazione ambientale e della salute, cambiamenti climatici».

Contro il referendum e a far votare No sono nati gli “Ottimisti e razionali”, il comitato presieduto da Gianfranco Borghini, ex deputato del Partito Comunista e poi del PdS, che hanno persino definito “pescatori di bufale” chi non la pensa come loro.

Il nocciolo della questione, per Pippo Scianò, separatista della vecchia guardia e coordinatore del Centro Studi Andrea Finocchiaro Aprile, è che le trivellazioni nelle acque territoriali siciliane «dimostrano ancora una volta che la Sicilia è trattata come una colonia interna dello stato italiano ed è questo un fatto semplicemente scandaloso».

«La Sicilia deve salvare se stessa e tutelare dall’inquinamento anche il Mediterraneo e i suoi equilibri biologici e naturalisti. Il caso Gela non deve ripetersi. E se fosse vera la notizia – continua Scianò – secondo la quale il sindaco di Pozzallo avrebbe espresso parere favorevole alle trivellazioni, ciò non ci tranquillizzerebbe».

Negli anni ’50 le trivelle diedero speranza ai Siciliani. Ma, invece della ricchezza, ci hanno regalato inquinamento e tumori.

VOTIAMO SÌ AL REFERENDUM DEL 17 APRILE
PER DIRE NO ALLE TRIVELLE

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2 thoughts on “Votiamo sì, per dire no

  1. 1)le concessioni riguardano per circa il 90 per cento estrazione di gas naturale per cui inquinamento ridotto quasi a zero (inquina di piu qualche testa di cazzo che butta le cicche di sigaretta a mare
    2) avrebbe senso limitare o eliminare le vecchie risorso energetiche se fosse gia pronto un piano di rinnovabili, ma cosi non è (vedi referendum nuclare, non è cambiato niente ed in piu abbiamo le centrali al confine)
    3) eliminare le vecchie e nuove concessioni significa diventare totalmente schiavi di altri paesi che producono la risorsa naturale, con il rischio che qualche altro paese piu potente faccia il lavoro…risultato? cornuti e mazziati
    4) in zone di totale sterilità, la piattaforma addirittura aiuta la fauna ittica, infatti sono zone offlimits per la pesca
    6)diventando totalmente di altri paesi subiremo l’aumento sulle nostre bollette
    7)perderanno il posto di lavoro migliaia di persone che lavorano nel campo del’offshore che stano a mare a rischiare la propria vita perchè voi tutti abbiate la casetta calda

    1. Sui tuoi sette punti vogliamo, per momento, rispondere al 6, facendo seguire a giorni un adeguato articolo. Diventando, chi? I Siciliani o gli italiani? Sai, carissimo Ivan, che la Sicilia ha riserve di idrocarburi tali da consentire quattro secoli di indipendenza energetica? Sai che, se la Sicilia fosse uno Stato indipendente, potrebbe essere come un medio paese Opec? E, allora, sappi che “il petrolio e il gas siciliano sono nostri ed è per questo che è giunta l’ora per noi tutti siciliani di svegliarci. Dobbiamo dire BASTA a un’Italia che ci succhia gratis il nostro Oro Nero e che in più ci maltratta e ci vede come una sua colonia”. VOTARE SI AL REFERENDUM SIGNIFICA DARE UN PRIMO E DEBOLE SEGNALE AL GOVERNO ITALIANO, sperando che presto possa esserci…. l’indipendenza!!!

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